Hira: la prima ricercatrice donna in Sampierana

Incontriamo Hira, la cui presenza nel nostro stabilimento Sampierana arricchisce il nostro dipartimento di ricerca. Con i suoi occhi scuri e una voce calma ma determinata, Hira incarna una visione culturale affascinante e distinta, portando una ventata di innovazione nel nostro lavoro quotidiano.

Hira è una ricercatrice selezionata direttamente dall’Università di Bologna (Unibo) per un progetto importante. Con un PhD in Comunicazione e Informatica, sta applicando le sue competenze specialistiche — originariamente focalizzate sui veicoli intelligenti — agli escavatori, con un’attenzione particolare ai modelli elettrici.

L’abbiamo intervistata per farci raccontare in prima persona il progetto che sta portando avanti qui con noi e per scoprire come la sua ricerca all’avanguardia sta plasmando il futuro dei nostri macchinari.

Com’è iniziata questa avventura?

Sono una ricercatrice e ho un Ph.D. in Comunicazione e Informatica, quindi ho iniziato candidandomi all’Unibo. Ho visto un progetto sul sito web dell’Unibo che era fondamentalmente correlato al mio campo. Il mio dottorato riguarda i veicoli intelligenti e i veicoli che comunicano con l’infrastruttura di altri veicoli, come ho visto in Tesla.

Il progetto di ricerca è direttamente collegato al mio campo di studi sui veicoli comunicanti (V2V/V2D) e sui loro conducenti. Questa tecnologia è vitale per gli escavatori nel settore del movimento terra, dove la comunicazione a distanza è necessaria per supportare gli operatori e migliorare l’efficienza lavorativa.

Ho trovato un progetto specifico incentrato sull’ottimizzazione energetica e sull’analisi all’interno del settore del movimento terra. Dopo aver fatto domanda sul sito web, ho sostenuto due colloqui: un colloquio tecnico con il professore e un secondo con 4-5 persone su informazioni più generali. In seguito, mi è stato chiesto di trasferirmi e lavorare in Italia nel settore dei macchinari da costruzione (come San Piero e CNH), poiché il progetto richiede una presenza fisica in loco e non può essere gestito interamente da remoto..

Mentre sei qui, stai lavorando a San Piero e frequentando anche l’università?

Ho iniziato a lavorare a novembre e il mio tempo attuale è diviso tra l’Università e gli stabilimenti aziendali. Dato che il mio campo è Informatica e Computer Science, la maggior parte della mia analisi di ricerca può essere svolta da remoto.

Quando sei con il tuo team in Sampierana, in cosa consiste il lavoro pratico? Lavori con i mini-escavatori?

Quando sono all’università, mi concentro sulla pianificazione delle note di ricerca. Tuttavia, al momento sono in fase di formazione e non sto ancora svolgendo lavoro pratico sugli escavatori, come i mini-escavatori, studiando la struttura degli escavatori, analizzando i componenti di sicurezza e revisionando l’ampia documentazione, in particolare per i modelli elettrici.

L’obiettivo di questa fase di formazione è comprendere a fondo la struttura e i parametri chiave. Passeremo al lavoro pratico sugli escavatori solo dopo che questa analisi fondamentale sarà completata.

Per quanto tempo hai in programma di restare qui?

Sono entusiasta di poter finalmente applicare tutto ciò che ho studiato nella ricerca e nella teoria a questo ambiente di macchinari da costruzione.

Ho in programma di restare qui per un lungo periodo, poiché ho fatto un cambio deliberato da una carriera decennale come docente universitario (2015-2025) per unirmi all’industria. Questo è il primo passo per cambiare il mio campo professionale e applicare le mie conoscenze in un contesto pratico e reale.

Qual è il tuo obiettivo personale in Sampierana?

“Il mio obiettivo personale in Sampierana è applicare la mia esperienza di dottorato in Comunicazione e Veicoli al settore del movimento terra. Prendendo spunto dalla view CNH è possibile studiare un sistema in cui gli escavatori comunichino tra loro e con l’ambiente, prendendo anche spunto dall’automotive (Tesla è un chiaro esempio).

Questa procedura di comunicazione completa deve essere trasferita all’industria dei macchinari da costruzione perché è necessaria. Guidare gli escavatori è un compito ad alto rischio, che rende vulnerabili i conducenti e il personale circostante. Pertanto, una rete per la comunicazione e il monitoraggio in tempo reale è essenziale.

Attualmente, ci manca il monitoraggio in tempo reale delle funzionalità effettive del veicolo (come i movimenti del braccio, i joystick e i freni), anche se conosciamo la posizione GPS. Se dobbiamo muovere un braccio, abbiamo bisogno di una conferma remota che il movimento sia corretto. L’obiettivo è vedere il quadro completo dell’area di lavoro (ad esempio, tramite una vista satellitare) per prendere decisioni operative migliori, poiché il conducente vede solo la sua parte specifica. Questa capacità ci permetterebbe anche di monitorare l’operatore a distanza.

Credo che la sicurezza delle interconnessioni sia un argomento sempre più ricorrente sui veicoli movimento terra.

L’intervista di Hira ci ha permesso di riflettere su spunti nuovi e su un nuovo ruolo delle tecnologie nel settore del movimento terra. Siamo sempre orgogliosi di accogliere volti e voci giovani in Sampierana, come ha commentato Natalia Bitencourt, HR Product Development & Quality EU:

Questa collaborazione con l’Università di Cesena rappresenta un investimento fondamentale nel talento e nell’innovazione. Per Sampierana, puntare sui giovani e sulle competenze di eccellenza in ingegneria è la chiave per costruire il futuro.

 

Intervista a Fabio: da un contesto familiare alla realtà di Sampierana

Oggi per la rubrica Students on Board vi condividiamo l’intervista con Fabio Sandonini, studente tirocinante in ingegneria elettronica e attualmente impiegato nel reparto product di Eurocomach. La storia di Fabio sembra scritta da un filo conduttore, che ha origine nella zona di Mantova, da dove è arrivato, e dove ha iniziato già da piccolo a sentir parlare e a vedere le sue primissime macchine movimento terra.

Hai iniziato il tirocinio ad Aprile, se non sbaglio e sei nella parte del product. A livello di studi, sei uno studente di ingegneria elettronica. Com’è andato il primo mese in Sampierana?

Il primo mese è andato bene, per me si è trattata anche della prima esperienza di lavoro nel mio campo di studi, ovvero ingegneria elettronica, e in questo contesto ho avuto modo di capire come funziona un ufficio tecnico, come si gestisce il rapporto con gli altri colleghi.
Ho trovato un ambiente molto accogliente sia con i capi reparto che con altre persone del dipartimento e, finalmente, ho potuto mettere mano sulle materie effettivamente studiate, quindi diciamo che è stato un po’ come vivere quello che avrei sempre voluto provare a vivere, ecco.

Allora, rispetto ai tuoi studi, che cosa hai studiato all’università che sei riuscito effettivamente ad applicare poi dentro l’azienda?
Sicuramente il metodo con cui si va ad affrontare un problema, perché all’Università abbiamo studiato tante materie e tante informazioni che non sempre riguardano quello che sto facendo a tirocinio. Tutte le nozioni, però, sono accumunate da un fattore importante: la ricerca del giusto “metodo” inteso come risoluzione di problemi, individuare quelli che sono i dati, leggerli in modo accurato e in seguito a un’analisi adeguata. In questo, lo riconosco, i miei studi mi hanno supportato.
Per il resto buona parte del progetto che sto facendo copre ciò che ho studiato all’università, quindi in particolare motoristica, elettrica e sistemi di controllo per motori elettrici.

Intervista Fabio Eurocomach

Su che progetti hai iniziato a lavorare? Stai lavorando?

Ho iniziato a lavorare su un progetto che prevede la realizzazione di un modello digitale di un veicolo che stanno attualmente progettando nell’ufficio tecnico: un veicolo elettrico.

Il mio progetto sarebbe quello di creare questo modello e simularlo in modo tale da poter fare delle stime di efficienza energetica della batteria, potenza erogata, quindi sostanzialmente prendere il veicolo, crearne una copia digitale e gestire i parametri in maniera differente per vedere se si riescono a ottenere delle efficienze più alte.

A livello di studi immaginavi di poterli diciamo approfondire applicandoli al campo degli escavatori?

Sì e no, credo sia questa la risposta corretta. Ho conosciuto Sampierana l’anno scorso durante un incontro con le aziende del territorio nel campus di Cesena. Mi ha colpito subito come realtà perché in questo momento sto studiando a Cesena però non sono di Cesena, vengo da un paesino tra Mantova e Brescia e sostanzialmente è un paesino di campagna.
I miei zii sono tutti agricoltori, come anche i miei amici. Quindi il contesto agricolo è un contesto che ho sempre vissuto e mi ha sempre un po’ affascinato, sia quello delle macchine movimento terra che delle macchine agricole.

Quando ho ritrovato questo contesto all’Università sono rimasto subito colpito e nel momento in cui sono andato in azienda, in cui effettivamente ho visto tutto da vicino, compresa la realizzazione delle macchine, sono stato contento di unire due componenti, quella affettiva e quella degli studi.

Che cosa ti sta piacendo di più del lavoro che stai facendo?

Allora ci sono due aspetti da menzionare: a livello pratico la realizzazione in sé per sé del modello e quindi il fatto che una volta realizzato il modello, io possa giocare con alcuni parametri e andare a vedere come la macchina risponde che è una cosa che a me piace e che mi permette di ragionare su come migliorare la macchina.
Dall’altra parte la possibilità di lavorare su un veicolo elettrico, considerato anche lo stato attuale delle cose e la direzione in cui il mondo sta andando, mi inorgoglisce perché mi permette di prendere parte a un progetto grande, innovativo che ha un suo valore per l’intera Comunità.

Students on Board: l’esperienza di Mattia in Eurocomach

La seconda testimonianza della nostra rubrica Students on Board è quella di Mattia, Software Engineer in Sampierana. Intervistarlo ci ha trasmesso una carica di energia e positività, che lo accompagnano ogni giorno nel suo lavoro dal momento che, dopo il tirocinio, è stato assunto in modo diretto.

Ciao Mattia, dicci un po’ di te. Ci racconti il tuo percorso?

A ottobre è un anno che sono qui. Sono stato assunto come Software Engineer, dopo un percorso di studi in Ingegneria Elettronica e Telecomunicazioni.

Quali sono stati i tuoi obiettivi professionali iniziali e come è stato il passaggio dal tirocinio all’assunzione?

Prima di conoscere Sampierana-Eurocomach ero interessato al settore automotive e alle macchine agricole. L’opportunità è arrivata tramite un seminario organizzato dall’azienda in università. Il tirocinio è un momento per conoscere l’azienda e il carico di lavoro non è eccessivo come in un lavoro normale, permettendoti di fare più domande. Dopo l’assunzione, l’obiettivo principale è stato portare il know-how software, elettrico ed elettronico all’interno di Sampierana, rendendola più autonoma rispetto ai fornitori.

Mattia_Students on Board_Eurocomach

Di cosa ti occupi esattamente come Software Engineer?

La parte software, elettrica ed elettronica, prima non era gestita internamente, ma tramite fornitori. L’idea è di gestirla come fa il gruppo CNH, che ha i propri sistemi e processi. Al momento, stiamo seguendo la parte di service e supporto alla validazione dei prodotti esistenti, ma in futuro l’obiettivo è iniziare a sviluppare software per nuovi progetti. Questo riguarda tutti gli escavatori, non solo quelli elettrici.

Cosa hai imparato inaspettatamente in questo percorso lavorativo?

Ho imparato l’architettura delle macchine e come vengono gestiti i processi di approvvigionamento e scelta dei componenti. Questo è stato per me l’aspetto più interessante. Ho anche avuto l’opportunità di vedere come un prodotto viene convalidato, attraverso le procedure e i test. A livello di studi universitari, non mi sarei mai aspettato di finire nel campo degli escavatori, ma se due anni fa me l’avessero chiesto probabilmente avrei risposto che mi sarebbe piaciuto. Ho scoperto che lo studio mi ha dato le basi per capire gli ambiti in cui si sviluppa l’elettronica.

Com’è stato il supporto dell’azienda durante il tuo tirocinio?

Durante il tirocinio, mi sono reso conto che non c’era una figura di riferimento specifica nel mio ambito. Tuttavia, ho avuto il supporto di un ragazzo dell’ufficio tecnico e del project manager. Quando è arrivato il mio attuale responsabile, Nicolò Rossi è cambiato l’approccio e anche se a volte mancano le risorse si lavora per recuperarle.

Mattia_Students on Board_Eurocomach_escavatore

Qual è la cosa più interessante o più bella che hai imparato fino ad ora che magari non ti aspettavi?

La cosa più interessante è probabilmente quella di come viene validato un prodotto. Tutte le procedure che vengono fatte e attuate per verificare se un prodotto già progettato e costruito, ma non ancora messo in produzione dall’azienda è abbastanza di qualità o segue le specifiche costruttive attraverso i vari test che vengono fatti ai prodotti, questo aspetto è molto interessante per me.

Students on Board: il percorso di Marianna nella Supply Chain.

Abbiamo portato a bordo di Eurocomach diversi studenti tirocinanti in questi anni e, osservandoli all’opera, ci siamo chiesti cosa avrebbero raccontato degli escavatori, del modo di vivere l’azienda i nostri neofiti e, soprattutto, se durante gli studi avessero mai immaginato di ritrovarsi un giorno a lavorare in un’azienda del settore movimento terra . Students on Board è la rubrica in cui diamo spazio alle voci di quattro di loro, a cominciare da Marianna, studentessa universitaria di Economia e Commercio e tirocinante nell’ambito della Supply Chain.


Ciao Marianna, dicci un po’ di te. A che punto sei con gli studi e come sei arrivata in Eurocomach?

Non mi sono ancora laureata, mi mancano due esami. Sono arrivata in Eurocomach per uno stage extracurriculare nel reparto Supply Chain, una cosa che non mi aspettavo.

Come sta andando questo primo mese di tirocinio?

Sta andando veramente molto bene, in modo inaspettato. Questo tirocinio, ci tengo a specificarlo, non è legato all’Università. Io attualmente sono iscritta ad Economia, mentre il mio tirocinio si concentra sull’attività della Supply Chain. Questo lavoro è l’opposto di quello che facevo prima: in quel contesto ero da sola in un ufficio, mi occupavo di fatture, contabilità. Prima avevo paura di non essere all’altezza e di non riuscire a imparare un lavoro diverso dal precedente invece qui ho scoperto che il contatto con le persone e la collaborazione mi appagano molto di più. L’interazione mi aiuta a sentirmi parte di un team e a superare le mie incertezze iniziali.

Students on Board People & Life

Ci puoi spiegare che cosa fai, qual è il tuo ruolo?

Faccio parte della Supply Chain, che sarebbe la “catena di approvvigionamento“. Il mio compito principale è la richiesta ordini, in base a quello che la linea di produzione può produrre. Poi collaboro molto con il reparto commerciale, per eventuali modifiche da fare.

Il tirocinio come ci hai detto tu stessa non è direttamente collegato al tuo corso di studi in Economia e Commercio. Hai trovato delle nozioni utili?

È vero, il tirocinio non è obbligatorio, ma è stato accettato proprio con l’ottica di sperare in un’assunzione. In Economia si studiano materie come la logistica, l’inventario di magazzino, la valutazione delle rimanenze. Quindi sì, qualche nozione l’ho trovata utile.

Students on Board People & Life

C’è stato un momento di difficoltà all’inizio quando hai cominciato questo percorso?

Sì all’inizio sì. Sicuramente c’era la paura di inserirsi in un ambiente di nuovo e di non farcela a conciliare lavoro e studio. Quando hai lavorato tutto il giorno su qualcosa e, tornata a casa, concentri la testa sui libri che parlano di una materia completamente diversa non è facile. Invece, piano piano, ci sto riuscendo.

Come donna ti sei mai sentita in qualche modo fuori posto in un’azienda metalmeccanica?

Dove lavoravamo prima, una realtà molto piccola, ero l’unica donna. Una delle mie mansioni qui è relativa alla modifica delle schede tecniche e questo mi porta a interfacciarmi spesso con la produzione e andare fisicamente davanti alla macchina in questione a modificare la scheda. Ricordo bene il primo giorno in cui sono entrata in produzione e sono rimasta sorpresa: erano tutte donne! Questa cosa mi ha colpito tantissimo e mi ha regalato ancora più fiducia e voglia di fare.

Nicolò Rossi: l’Engineer Software di Sampierana

I capelli rossicci di Nicolò lasciano trasparire aria di novità negli uffici di San Piero con la formazione di un nuovo team guidato proprio da lui in qualità di Software Engineer.

Prima delle scorse settimane non ti avevo ancora incrociato nei corridoi di San Piero. Quando sei entrato in azienda?

Sono arrivato a Maggio, quindi non da moltissimo tempo.

Sei arrivato da poco quindi e con un ruolo completamente nuovo per l’azienda: è la prima volta che viene assunta la figura di un Software Engineer. Ci racconti cosa richiede nello specifico il tuo ruolo?

Il mio ruolo è trasversale nella realizzazione dei progetti delle macchine, seguo la parte elettronica (centraline, display, manipolatori, joystick) e la parte elettrica (connettere input-output, interruttori bobine che muovono l’olio). Sono la figura che coordina l’architettura per far muovere la macchina e anche la parte di visualizzazione; una nuova figura che supporta ogni progetto, sia per le macchine termiche che per quelle elettriche. 

Possiamo dire che si tratta di un work in progress se pensiamo che nei primi modelli Eurocomach non c’è una reale componente elettronica. 

Esatto. Piano piano questa componente sta diventando più presente, perché la parte elettronica può introdurre una logica per migliorare il prodotto; grazie all’ausilio di una centralina intelligente posso modificare il comportamento di un sistema.  Se schiaccio un interruttore che è collegato direttamente ad una luce, lei si accende, ma se io metto tra l’interruttore e la lampada una centralina, posso decidere se accenderla o mantenerla spenta. L’obiettivo è leggere un input in ingresso per decidere cosa fargli fare all’uscita. 

In questi termini ti sei occupato anche della nuova gamma 8-10 TON?

No, non ho seguito questa parte per ora, ma piano piano entrerò nel merito. 

Qual è stato il primo progetto su cui hai lavorato?

Stabilizzare tutti i pacchetti software presenti per qualsiasi modello Eurocomach. Il primo vero progetto che ho seguito è stato il PR230 la gamma dei 3TON. 

Ora stiamo lavorando sul modello elettrico dell’MTL e prossimamente ragioneremo anche sulla versione termica. 

Quante persone collaborano con te?

Al momento solo Mattia, a breve, però, seguirò anche un progetto di ricerca con l’Università degli Studi di Bologna e nello specifico con la sede di Cesena insieme a una ragazza pakistana. Il progetto è legato agli escavatori elettrici e all’MTL elettrico per la gestione del power management.

Ci aggiorneremo a Settembre allora per questa parte. Raccontaci un po’ del tuo background, sei della zona, vieni da fuori?

Sono originario del Lago Maggiore e ho iniziato nel ramo elettronico quindici anni fa, nel 2010, come System Integrator. Sono stato a Modena, nella Motor Valley, per lavorare allo sviluppo software per un’azienda impegnata nella realizzazione di telehandler nel settore construction. Lì sono poi diventato responsabile per la parte Software e anche degli impianti elettrici. 

Oggi mi sono trasferito a Santarcangelo di Romagna per supportare Sampierana. Al momento ci appoggiamo a dei fornitori esterni, ma la speranza, in futuro, è di poter essere autonomi e avere gli strumenti necessari per autogestirci. 

Rispetto a questi obiettivi quando sei arrivato due mesi fa cosa hai trovato?

Ho trovato una gestione dei progetti ottima, ma c’era da migliorare qualcosa per la tracciabilità dei software e delle specifiche per ogni progetto.

Non avendo una figura di riferimento per la parte elettronica era necessario avere qualcuno che creasse dei template e delle procedure per rilasciare i software.

Per il momento siamo distribuiti un 20% su Cesena e 80% su San Piero. La parte di Cesena è fondamentale per la parte escavatori e macchine elettriche, ma qui a San Piero abbiamo la possibilità di testare con mano i prototipi e questo ci impegna a una presenza importante su questo sito.

Il team è destinato a crescere, allineandosi alle continue necessità che nascono. 

Come ti è sembrato che gli altri reparti abbiano accolto l’ingresso di nuove figure in azienda?

L’impressione è stata positiva. Anche gli altri enti hanno visto con piacere questo ingresso, e con il supporto di CNH avremo la possibilità di migliorare quanto di buono era stato già fatto. 

Se volessimo provare a quantificare il tempo davanti alla macchina e quello davanti al pc?

40% al pc e 60% sulla macchina, questo perché al momento abbiamo necessità di conoscerla, dobbiamo comprendere il tuning eseguito. 

Essere sulla macchina è molto più performante e formativo. 

Il progetto con l’Università è partito a luglio, presentando il team di supporto e il progetto delle varie fasi. 

È già attivo un interscambio da remoto. Aspettiamo ora il suo arrivo a Cesena a Settembre. 

Che cosa pensi possa accadere nei prossimi mesi guardando anche al futuro per l’azienda?

Sicuramente mi aspetto che ci sarà una crescita del team, così avremo di certo modo di migliorare il supporto ai vari enti ed iniziare a sviluppare software internamente.  

Il valore aggiunto delle donne: la testimonianza di Patrizia

I volti femminili in Sampierana sono tanti e questo, di per sé, è motivo d’orgoglio per noi. Ce n’è uno però che si distingue fra tutte, forse per il ruolo commerciale o forse perché, quando Patrizia parla di escavatori, riesce a spiegarli con una semplicità e un entusiasmo disarmanti. Abbiamo impiegato due anni a convincerla, ma alla fine siamo riusciti a intervistarla e a scoprire quando è cominciato tutto.

Come è iniziata l’avventura lavorativa in Sampierana?

Era più o meno questo il periodo, Aprile maggio e correva l’anno 1995. Avevo finito il Liceo e stavo lavorando in un’azienda a Cesena, ma non mi sentivo soddisfatta. In quel momento sono venuta a sapere che cercavano una figura per la reception qui in Sampierana.

Conoscevo l’azienda perché sono cresciuta in questi luoghi. Quando mi sono presentata mi hanno chiesto se conoscessi un po’ le lingue, inglese e francese principalmente. Sampierana all’epoca era un’azienda di trenta persone ed io, fresca di Liceo, ho detto sì all’istante.

Dopo pochi mesi, mi è stata data l’opportunità di fare altro, e cioè di entrare a contatto con i clienti.

Ed è iniziata così l’avventura commerciale in Sampierana.

Inizialmente mi occupavo della gestione ordini mercato Italia con qualche timido approccio al mercato export legato principalmente ai contatti fiere nei paesi limitrofi (Francia, Spagna) sempre in ambito commerciale.

Inizialmente non credevo sarei rimasta, pensavo che avrei fatto l’Università, che si trattava di un’esperienza temporanea e invece il contatto con il cliente mi ha entusiasmata sin da subito ed eccomi ancora qua.

Quando hai cominciato a viaggiare nel ruolo di commerciale Eurocomach estero?

La svolta è arrivata dopo tanti anni di backoffice e principalmente con la crisi del 2009. Quell’anno il mercato Italia è entrato in crisi, abbiamo cercato di spostare il raggio d’azione oltre la Penisola e abbiamo cercato opportunità di lavoro ovunque. Siamo andati anche in Australia e Nuova Zelanda. Era indispensabile allargare il raggio d’azione per continuare a lavorare e crescere come avevamo fatto fino a quel momento.

Quando hai iniziato eri una delle poche figure femminili in azienda?

Sì all’epoca eravamo in poche. Per i ruoli commerciali si cercavano per lo più figure maschili. D’altronde il movimento terra è fatto principalmente da uomini.Questo, però, non significa che non ci sia margine per le donne che vogliono affermarsi. I potenziali clienti all’inizio magari erano un pochino diffidenti.

Se sei donna tendono a metterti continuamente alla prova e quindi la fiducia te la devi guadagnare. La fiducia conquistata poi la devi mantenere nel tempo e per questo la precisione e la reattività, caratteristiche forse più femminili, che mi riconoscono ed apprezzano i clienti sono assolutamente indispensabili.

In tutto questo qual è, secondo te, il più grande traguardo raggiunto?

Quando ti chiedono un parere perché, allora, vuol dire che sei diventata un punto di riferimento.

Domanda di rito: come hai imparato a conoscere i miniescavatori?

La conoscenza dei miniescavatori l’abbiamo costruita sul campo. Ho avuto la fortuna di poter imparare le cose un po’ per volta e anche di vedere la produzione, di confrontarmi con i clienti alle fiere. Poco per volta mi sono costruita la mia conoscenza sul prodotto che, c’è da dire, mi ha appassionata, il che non è un fattore secondario. Ai tempi scendevo al campo prove vicino l’azienda, accendevo la macchina e mi divertivo ad azionare i vari comandi.

Credo sia stato questo ad aiutarmi: la curiosità di capire il perché delle cose ed il confronto quotidiano e diretto con il cliente.

Pensi che oggi avendo più informazioni a disposizione chi si approccia alle macchine sia commerciali che tecnici siano meno propensi a testarle con mano?

Sì, oggi c’è proprio un modo diverso di vedere le cose. Rimango della mia idea: toccare le cose con mano te le fa capire meglio. Mi piacerebbe vedere i ragazzi andare oltre lo stare davanti allo schermo, magari vederli mentre provano a testare con mano quelle famose AUX di cui si sente sempre parlare.

Ti ricordi quando Sampierana ha iniziato a produrre mini-escavatori?

Eurocomach quando è nata non faceva escavatori faceva terne articolate, un prodotto che nel corso del tempo è andato sempre meno. Per gli escavatori e gli skid inizialmente acquistavamo da costruttori giapponesi o coreani.

Queste macchine, però, non incontravano le caratteristiche del mercato italiano ed europeo. Ragionando su come fare, durante una riunione, venne fuori quest’idea: perché non ce li facciamo da soli i mini-escavatori? Provammo a pensare ad un primo modello da 50 quintali. Il primo modello di miniescavatore Eurocomach interamente progettato e prodotto in Sampierana fu il modello ES500ZT; il responsabile progetto era l’Ing Giuseppe Fabbri e la macchina fu presentata ad una importante fiera del settore che era il SAIE di Bologna nell’ottobre 2004.

SAIE Bologna Eurocomach

E questo è stato il primo che hai venduto?

Sì, il primo venduto fatto interamente da noi ed era una macchina bellissima, ben fatta, performante e che ci ha dato molte soddisfazioni.

Quella prima unità doveva farci capire se stavamo percorrendo la strada giusta. L’impatto fu molto positivo e da lì abbiamo compreso che potevamo lanciarci sempre con l’idea di rimanere sulla compact line e che dovevamo investire più sui mini che non sulle terne.

Oggi tra i prodotti Eurocomach secondo te quali sono i più forti?

Il mercato è in un momento particolare, ma secondo me la gamma dei mini piccoli da 1 a 2 ton ha più potenziale e risponde meglio alle esigenze del mercato e poi continuo ad avere grande fiducia nei bracci triplici, nei TR; se riesci a far capire al cliente la validità del prodotto non c’è partita.

Anche per gli 8-10 TON con l’elettronica nuova, la risposta è stata positiva.

Quanti anni sono che lavori in Sampierana?

Sono 30 anni che lavoro in Sampierana.

Se dovessi aspettarti qualcosa di nuovo nel tuo futuro in Sampierana cosa ti aspetteresti?

Secondo me Sampierana come azienda ha potenziale e caratteristiche importanti per continuare a produrre per molti anni. Grazie a CNH sono state potenziate le linee e tutto si è organizzato talmente al meglio che vedo una grossa capacità produttiva; è chiaro che le macchine però vanno vendute e qui c’è molto da fare, la concorrenza è spietata.

Patrizia Sampierana Peter Garrit

Prima di andare in pensione saresti contenta di vedere un’altra Patrizia in Sampierana?

Sarei felicissima se qualcuna delle ragazze si lanciasse dal punto di vista commerciale. Capisco anche che non sia semplice, perché la figura commerciale classica prevede che tu stia fuori, faccia trasferte e può risultare difficile da coniugare con l’ambito familiare. Alle volte, però, basta fare un primo tentativo, quasi casuale come è stato per me, e tutto può succedere!

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La Catena della Conoscenza: il nuovo progetto al femminile di Sampierana

La Catena della Conoscenza è il nuovo progetto nato in Sampierana che pone al centro le donne e la loro capacità di riuscire a trasmettere il saper fare. In realtà, la storia di questo progetto nasce da un’idea più ampia che si è poi evoluta, in parte, in una forma differente.

Tutto è cominciato durante il mese di Aprile 2025, quando abbiamo dato avvio a una breve Academy strutturata per permettere alle nuove leve Sampierana un percorso di formazione introduttivo prima di arrivare direttamente sul posto di lavoro.

L’Academy è stata così strutturata:

  • Pianificazione di mezza giornata di assesment per la valutazione di tredici candidati sottoposti a prove di gruppo, prove pratiche e colloqui individuali;
  • Selezione di otto candidati scelti per svolgere un corso formativo pre assuntivo di 3 giorni;

Il corso formativo ha avuto tre focus specifici:

  • Formazione tecnica specifica condotta da Mariani Nicolas nostro Technical Trainer;
  • Formazione sicurezza;
  • Welcome on board e affiancamento passivo on the job, in cui ad ogni lavoratore è stato attribuito un buddi/tutor.

Training Women

Gli otto candidati scelti comprendevano cinque uomini e tre donne e, proprio quest’ultime, sono state le prime protagoniste del progetto.

Il titolo “Catena della Conoscenza” vuole rappresentare la trasmissione delle conoscenze e delle esperienze tra le donne che lavorano nell’azienda.

L’idea è quella di creare una catena di persone, dove ogni donna è collegata alla precedente e alla successiva, simboleggiando la trasmissione delle conoscenze.


Sampierana Progetto Donne

Gli obiettivi del progetto mirano a far risaltare le conoscenze e le esperienze trasmette tra le donne e ad evidenziare il loro ruolo e l’importanza nel settore meccanico.

Alla base di tutto resta il desiderio e la volontà di creare un senso di comunità tra le donne che lavorano in azienda.

Sala metrologica e Laboratorio Fisico: i nuovi spazi della sede di San Piero

Da pochi mesi la nostra sede di San Piero in Bagno ha ampliato i suoi spazi grazie alla realizzazione della Sala di misurazioni metrologiche e del Laboratorio Fisico. L’obiettivo è quello di migliorare costantemente il lavoro quotidiano e di farlo anche in un ambiente “su misura”.

Questo spazio, insieme al Laboratorio, saranno di supporto per garantire la massima precisione e affidabilità delle nostre macchine movimento terra.

Come e perché è nata l’idea della sala metrologica?

Tra le motivazioni che ci hanno spinti a dare vita alla sala di misurazioni metrologiche c’è la ricerca di miglioramento continuo, innovazione tecnologica e sostenibilità, in linea con i principi del “Breaking New Ground” di CNH Industrial.

Tra gli obiettivi che ci siamo proposti:

  1. Precisione e Affidabilità: garantire che tutte le misurazioni e le analisi siano effettuate con la massima precisione, utilizzando attrezzature e metodologie conformi agli standard internazionali. Verificare che i nostri sistemi di misura, comprese le attrezzature di assemblaggi, siano affidabili e riferibili.
  2. Qualità e Miglioramento Continuo: assicurare un costante miglioramento dei processi di misurazione e analisi, basandosi su feedback, revisione delle performance e innovazione.
  3. Controlli metrologici o di laboratorio: effettuare controlli rigorosi, ove richiesti, in accettazione arrivi, di benestare alle forniture di materiali diretti nonché supporto alle diagnosi sui materiali impiegati dalle nostre macchine e questo sia a scopo preventivo che reattivo, tutto nel rispetto della ISO9001:2025.
  4. Sostenibilità: adottare pratiche sostenibili che minimizzino l’impatto ambientale delle operazioni di laboratorio e della sala di misurazione.
Sala Metrologica attrezzature

L’introduzione della sala metrologica risponde, oltre che ad obiettivi specifici, anche ad una serie di strategie di qualità.

  • Gestione delle risorse: facendo riferimento ad uno spazio apposito assicuriamo che tutte le risorse, incluse le attrezzature di misurazione e i dispositivi di laboratorio, siano disponibili, mantenute e calibrate regolarmente. D’altra parte, ci impegniamo a garantire che il personale abbia le competenze necessarie attraverso una formazione continua.
  • Controllo e Monitoraggio: Implementare sistemi di controllo e monitoraggio per valutare e migliorare costantemente le prestazioni delle misurazioni e delle analisi. Utilizzare strumenti di misurazione calibrati o verificati secondo standard internazionali.
  • Ambiente di Lavoro: Creare e mantenere un ambiente di lavoro adeguato a operazioni precise e affidabili, includendo controllo della temperatura, umidità e pulizia.
  • Collaborazione e Comunicazione: Favorire un ambiente di lavoro collaborativo dove la comunicazione efficace e il lavoro di squadra siano incentivati e valorizzati.
Sala Metrologica attrezzature qualità

L’impegno della Direzione Sampierana è quello di fornire le risorse necessarie per supportare il miglioramento continuo e promuovere un ambiente di lavoro orientato alla qualità. Nei prossimi mesi verrà ufficializzata l’apertura della sala metrologica, un’occasione per inaugurare insieme il risultato di questo lavoro di squadra.

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Piernicolò e il mondo dei Ricambi

Siamo un’azienda nell’azienda, credo sia corretto definirci una sorta di pronto soccorso, a disposizione dei concessionari che ci contattano.

L’edificio della sala mensa nasconde anche una parte di uffici a marchio Sampierana, forse quelli dove si è soliti sbirciare meno o che a volte è più semplice dimenticare. Proprio dietro una di quelle porte, però, ci sono altri volti, altre storie e altre mani all’opera, quelle dei Ricambi a marchio Sampierana.

Oggi diamo spazio a loro e a un nome in particolare, quello di Piernicolò che lavora in Sampierana dal 2019.

Dalla Sicilia a San Piero. Com’è iniziata la tua avventura in Sampierana?

La mia avventura in Sampierana è iniziata il 22 Maggio 2019. Dapprima sono partito come operaio in modo inaspettato, grazie a un incontro nel mio istituto scolastico con i fondatori di Sampierana che erano in visita per selezionare del nuovo personale. Dopo i colloqui in presenza, che furono positivi, sono stato contattato. Inizialmente ero titubante perché avevo scelto Lettere all’Università, ma quando è arrivata la chiamata ho deciso di partire.

Una volta entrato nel mondo azienda mi sono appassionato giorno dopo giorno a Sampierana, ai prodotti e anche alle persone. Nel team ricambi lavoro dal 26 Settembre 2022.

Raccontaci qualche dettaglio in più sul team ricambi. Durante il processo di acquisto o di semplice richiesta da parte del cliente, quando entra in gioco il vostro team?

Negli anni su iniziativa degli addetti ai lavori è stato sviluppato un portale ricambi, perché la gestione telefonica o via mail d’inserimento ordine è diventata obsoleta (una volta chi prendeva gli ordini al telefono ne organizzava tutte le fasi: acquisto, gestione, imballo, spedizione) sia a livello “pratico” che documentale/gestionale.

Lo sviluppo del portale ricambi è avvenuto dopo un grande lavoro coordinato con alcuni colleghi dell’ufficio tecnico e l’ufficio IT. Ad oggi il portale ricambi è una realtà collaudata e in continua innovazione.

Il nostro team, composto sia da personale operaio che amministrativo, segue tutte le fasi come se fosse una microazienda: acquisto, gestione del magazzino, gestione ordini/giacenze, spedizione e bolla in quasi completa autonomia.

Quando il cliente effettua un ordine viene prima supervisionato ed autorizzato da noi, dopodiché il nostro magazziniere può visionarlo sul palmare e gestirlo seguendo le ubicazioni e le giacenze fino all’imballaggio.

Il team gestisce in media oltre 15.000 spedizioni all’anno tra vendite e garanzie. Questo per noi si traduce con un servizio indispensabile per oltre 300 dealer in tutto il mondo Eurocomach, che normalmente riescono ad essere serviti in 24/48 ore dalla conferma d’ordine.

La rapidità di servizio vale anche per tutto il mercato CNH, strettamente legato al nostro magazzino per gli approvvigionamenti dei loro magazzini di stockaggio a Modena e non di rado spedizioni negli USA.

In questi ultimi mesi avete avuto un calo di richieste?

No, quando c’è un calo di vendite delle macchine i ricambi diventano ancora più indispensabili di quanto non lo siano già. Siamo un’azienda nell’azienda, credo sia corretto definirci una sorta di pronto soccorso, a disposizione dei concessionari che ci contattano.

Quante persone lavorano nel vostro team?

In totale siamo cinque, ci sono, Alessandro, che gestisce tutti gli ordini che arrivano dal web, Nicola, che gestisce gli acquisti, mentre io seguo tutto ciò che riguarda il supporto al cliente, quindi principalmente le vendite. Insieme a noi c’è Letizia, che fornisce supporto ad Alessandro e segue le complesse dinamiche CNH.

Poi ci sono i nostri magazzinieri: Matteo, Arianna, Edgar, Antonio, Francesca e Luca (che fa da spola tra noi e il reparto Attachments).

Piernicolò_Sampierana

Avete dei KPI come team, come viene misurato il vostro lavoro?

Non proprio, il nostro lavoro è tutto basato sul qui ed ora, ci muoviamo sulla base delle richieste quotidiane.

Fate anche consulenza al cliente quando richiede un ricambio?

Normalmente il cliente riesce ad eseguire l’ordine in autonomi,a ma la mia figura è anche improntata a questo.

Come avviene il contatto tra voi e il cliente che necessita di un ricambio? Se, ad esempio, c’è un problema sul portale, chi fornisce supporto?

Per qualunque necessità legata alla vendita, resto io il riferimento per i nostri dealer in tutto il mondo. Al momento non c’è il mio contatto diretto sul portale, ma sai che adesso che ci penso non è una cattiva idea? Ad oggi chiamano il centralino o mandano una mail ad infosampierana@cnh.com e poi passano il mio contatto o mi viene inoltrata immediatamente.

Quindi collaborate molto anche con il team After Sales?

Assolutamente! Noi gestiamo tutte le loro spedizioni, la collaborazione è di assoluta sinergia. Come diceva Henry FordLa prima vettura la vende il reparto commerciale, le altre le “vende” l’assistenza”. Non voglio sminuire il lavoro dei nostri commerciali, ma semplicemente valorizzare il nostro, sia chiaro!

Ci hai raccontato che ti eri iscritto alla facoltà di Lettere, ma una volta entrato nel mondo Sampierana sei riuscito a formarti e a trovare la tua strada. Quali sono le competenze per chi vuole approcciarsi al settore ricambi?

L’ideale sarebbe conoscere già le macchine, o perlomeno averne un’idea generica parlando strettamente della mia mansione. Riguardo alla nostra squadra invece, abbiamo dimostrato che le competenze necessarie sono molteplici ed ognuno di noi può dare il suo contributo pur non avendo competenze pregresse, l’importante è essere flessibili, dinamici e predisposti al lavoro di squadra.

Salutiamo Piernicolò con la promessa di tornare più spesso a bussare alla porta del team ricambi, alle volte basta qualche passo in più per accorciare le distanze “fisiche” da un ufficio all’altro.

Dal progetto al design, ecco come nascono le macchine Eurocomach. La voce di Luca

Gli escavatori Eurocomach colpiscono l’attenzione dei nostri clienti oltre che per le capacità tecniche anche per design e forma.

I modelli 3D di Eurocomach permettono di avere una prima idea della macchina che verrà presentata al cliente e sono tra i materiali più richiesti proprio dai nostri concessionari.

Luca, progettista designer, è la mano che dà vita ai nostri 3D, quelli a marchio Eurocomach e quelli personalizzati richiesti dai nostri clienti.

Lo abbiamo intervistato per conoscere più da vicino il suo lavoro e come nasce una macchina Eurocomach partendo dal progetto di design.

Quando inizia la tua avventura in Sampierana?

Ho iniziato a lavorare per Sampierana in uno studio esterno nel 2012. All’inizio mi occupavo di disegno 2D ed eravamo fornitori dell’azienda per le realizzazioni della parte design.

Nel 2014 poi sono stato assunto in Sampierana e ho iniziato a lavorare qui con il supporto di Massimo Barchi, che è il nostro riferimento come capo design e responsabile della stesura dei bozzetti a mano libera. Ricevevo le bozze a matita e le trasformavo in realtà attraverso il 2D.

Da quando sono qui non ho sempre fatto il design delle macchine, ma ho avuto comunque mansioni legate alle dinamiche di ricerca e progettazione.

Attualmente quanti siete ad occuparvi del design delle macchine?

Di questo aspetto, ad oggi, me ne occupo solo io.

Come si svolge il tuo lavoro?

Faccio un esempio pratico. I commerciali scelgono un modello da rilanciare, che sia più performante rispetto al passato: ad esempio rispetto ad un vecchio modello il nuovo potrà essere fornito di ventilazione per l’interno cabina, aria condizionata, un braccio triplice specifico, modifica alle bocchette che sparano poca aria. Il tutto si sviluppa anche sulla base delle richieste dei clienti.

Tutte queste richieste vengono passate a me, o meglio al mio responsabile, Fusai, e da lì iniziano una serie di studi di massima. Cerco di capire insieme ai colleghi come rendere reali e concrete queste caratteristiche.

In questo lavoro ci dividiamo i compiti per finalizzare il progetto.

Oltre alle competenze di design hai anche competenze ingegneristiche?

Io no, vengo da un istituto professionale dove ho imparato il 2D. L’esperienza in studio esterno mi ha aiutato però a costruirmi una solida esperienza anche su più fronti. Proprio perché il mio ruolo è più legato al disegno, questo viene comunque passato poi a uno dei nostri con competenze ingegneristiche per intersecarle con le esigenze di design.

Da quando c’è CNH hai l’impressione di aver imparato qualcosa di nuovo?

Ho notato che da quando siamo entrati a far parte del gruppo abbiamo dato spazio e attenzione anche alla gestione dei componenti, a rendere le carpenterie più semplici possibili.

Una volta che hai realizzato il modello della macchina in formato tridimensionale inizia la produzione del modello?

No, iniziano i prototipi. Quando abbiamo finito di progettare tutta la macchina andiamo sui prototipi per capire se ci sono problemi, se dobbiamo aggiornare il modello 3D. Otto nove macchine vengono montate in linea per capire se lato produzione funziona e poi fatte quelle si avvia la produzione in serie.

Nel mio ruolo vado poco nei prototipi, perché lì c’è un’assistenza fissa con una persona dedicata che lavora accanto agli operai e spiega loro i vari dettagli.

Prima di fare i prototipi faccio i rendering e disegno anche gli adesivi per il reparto Eurocomach.

Nella tua posizione hai modo di relazionarti anche con altri uffici?

La scala che segue i miei lavori parte dai commerciali e corrisponde a commerciale, capo progetto e design. Quindi mi interfaccio più che altro con commerciali e acquisitori e, spesso, con i ricambi per i componenti opzionali.

Prossimi obiettivi?

Come prossimo step mi piacerebbe progettare anche i wheel loader.