Il valore aggiunto delle donne: la testimonianza di Patrizia

 

I volti femminili in Sampierana sono tanti e questo, di per sé, è motivo d’orgoglio per noi. Ce n’è uno però che si distingue fra tutte, forse per il ruolo commerciale o forse perché, quando Patrizia parla di escavatori, riesce a spiegarli con una semplicità e un entusiasmo disarmanti. Abbiamo impiegato due anni a convincerla, ma alla fine siamo riusciti a intervistarla e a scoprire quando è cominciato tutto.

Come è iniziata l’avventura lavorativa in Sampierana?

Era più o meno questo il periodo, Aprile maggio e correva l’anno 1995. Avevo finito il Liceo e stavo lavorando in un’azienda a Cesena, ma non mi sentivo soddisfatta. In quel momento sono venuta a sapere che cercavano una figura per la reception qui in Sampierana.

Conoscevo l’azienda perché sono cresciuta in questi luoghi. Quando mi sono presentata mi hanno chiesto se conoscessi un po’ le lingue, inglese e francese principalmente. Sampierana all’epoca era un’azienda di trenta persone ed io, fresca di Liceo, ho detto sì all’istante.

Dopo pochi mesi, mi è stata data l’opportunità di fare altro, e cioè di entrare a contatto con i clienti.

Ed è iniziata così l’avventura commerciale in Sampierana.

Inizialmente mi occupavo della gestione ordini mercato Italia con qualche timido approccio al mercato export legato principalmente ai contatti fiere nei paesi limitrofi (Francia, Spagna) sempre in ambito commerciale.

Inizialmente non credevo sarei rimasta, pensavo che avrei fatto l’Università, che si trattava di un’esperienza temporanea e invece il contatto con il cliente mi ha entusiasmata sin da subito ed eccomi ancora qua.

Quando hai cominciato a viaggiare nel ruolo di commerciale Eurocomach estero?

La svolta è arrivata dopo tanti anni di backoffice e principalmente con la crisi del 2009. Quell’anno il mercato Italia è entrato in crisi, abbiamo cercato di spostare il raggio d’azione oltre la Penisola e abbiamo cercato opportunità di lavoro ovunque. Siamo andati anche in Australia e Nuova Zelanda. Era indispensabile allargare il raggio d’azione per continuare a lavorare e crescere come avevamo fatto fino a quel momento.

Quando hai iniziato eri una delle poche figure femminili in azienda?

Sì all’epoca eravamo in poche. Per i ruoli commerciali si cercavano per lo più figure maschili. D’altronde il movimento terra è fatto principalmente da uomini.Questo, però, non significa che non ci sia margine per le donne che vogliono affermarsi. I potenziali clienti all’inizio magari erano un pochino diffidenti.

Se sei donna tendono a metterti continuamente alla prova e quindi la fiducia te la devi guadagnare. La fiducia conquistata poi la devi mantenere nel tempo e per questo la precisione e la reattività, caratteristiche forse più femminili, che mi riconoscono ed apprezzano i clienti sono assolutamente indispensabili.

In tutto questo qual è, secondo te, il più grande traguardo raggiunto?

Quando ti chiedono un parere perché, allora, vuol dire che sei diventata un punto di riferimento.

Domanda di rito: come hai imparato a conoscere i miniescavatori?

La conoscenza dei miniescavatori l’abbiamo costruita sul campo. Ho avuto la fortuna di poter imparare le cose un po’ per volta e anche di vedere la produzione, di confrontarmi con i clienti alle fiere. Poco per volta mi sono costruita la mia conoscenza sul prodotto che, c’è da dire, mi ha appassionata, il che non è un fattore secondario. Ai tempi scendevo al campo prove vicino l’azienda, accendevo la macchina e mi divertivo ad azionare i vari comandi.

Credo sia stato questo ad aiutarmi: la curiosità di capire il perché delle cose ed il confronto quotidiano e diretto con il cliente.

Pensi che oggi avendo più informazioni a disposizione chi si approccia alle macchine sia commerciali che tecnici siano meno propensi a testarle con mano?

Sì, oggi c’è proprio un modo diverso di vedere le cose. Rimango della mia idea: toccare le cose con mano te le fa capire meglio. Mi piacerebbe vedere i ragazzi andare oltre lo stare davanti allo schermo, magari vederli mentre provano a testare con mano quelle famose AUX di cui si sente sempre parlare.

Ti ricordi quando Sampierana ha iniziato a produrre mini-escavatori?

Eurocomach quando è nata non faceva escavatori faceva terne articolate, un prodotto che nel corso del tempo è andato sempre meno. Per gli escavatori e gli skid inizialmente acquistavamo da costruttori giapponesi o coreani.

Queste macchine, però, non incontravano le caratteristiche del mercato italiano ed europeo. Ragionando su come fare, durante una riunione, venne fuori quest’idea: perché non ce li facciamo da soli i mini-escavatori? Provammo a pensare ad un primo modello da 50 quintali. Il primo modello di miniescavatore Eurocomach interamente progettato e prodotto in Sampierana fu il modello ES500ZT; il responsabile progetto era l’Ing Giuseppe Fabbri e la macchina fu presentata ad una importante fiera del settore che era il SAIE di Bologna nell’ottobre 2004.

SAIE Bologna Eurocomach

E questo è stato il primo che hai venduto?

Sì, il primo venduto fatto interamente da noi ed era una macchina bellissima, ben fatta, performante e che ci ha dato molte soddisfazioni.

Quella prima unità doveva farci capire se stavamo percorrendo la strada giusta. L’impatto fu molto positivo e da lì abbiamo compreso che potevamo lanciarci sempre con l’idea di rimanere sulla compact line e che dovevamo investire più sui mini che non sulle terne.

Oggi tra i prodotti Eurocomach secondo te quali sono i più forti?

Il mercato è in un momento particolare, ma secondo me la gamma dei mini piccoli da 1 a 2 ton ha più potenziale e risponde meglio alle esigenze del mercato e poi continuo ad avere grande fiducia nei bracci triplici, nei TR; se riesci a far capire al cliente la validità del prodotto non c’è partita.

Anche per gli 8-10 TON con l’elettronica nuova, la risposta è stata positiva.

Quanti anni sono che lavori in Sampierana?

Sono 30 anni che lavoro in Sampierana.

Se dovessi aspettarti qualcosa di nuovo nel tuo futuro in Sampierana cosa ti aspetteresti?

Secondo me Sampierana come azienda ha potenziale e caratteristiche importanti per continuare a produrre per molti anni. Grazie a CNH sono state potenziate le linee e tutto si è organizzato talmente al meglio che vedo una grossa capacità produttiva; è chiaro che le macchine però vanno vendute e qui c’è molto da fare, la concorrenza è spietata.

Patrizia Sampierana Peter Garrit

Prima di andare in pensione saresti contenta di vedere un’altra Patrizia in Sampierana?

Sarei felicissima se qualcuna delle ragazze si lanciasse dal punto di vista commerciale. Capisco anche che non sia semplice, perché la figura commerciale classica prevede che tu stia fuori, faccia trasferte e può risultare difficile da coniugare con l’ambito familiare. Alle volte, però, basta fare un primo tentativo, quasi casuale come è stato per me, e tutto può succedere!

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